Volvo Ocean Race, la nostra riflessione dopo l’incidente di Groupama (VIDEO E FOTO)

Sanya, Camper, Abu Dhabi e ora Groupama, fresca di disalberamento (VIDEO E FOTO). Lo ammette anche Knut Frostad, CEO della regata: c’è un problema. Che sta rendendo l’ipertecnologica Volvo Ocean Race in una vecchia Golden Globe, dove arrivare è più importante che vincere

5 April 2012 | di Redazione Daily Nautica

Sanya, Camper, Abu Dhabi, e ora Groupama. Questa quinta tappa della Volvo Ocean Race si sta trasformando in una sfilza di ritiri: vuoi per rotture allo scafo, vuoi per il “solito” disalberamento. Alcuni filosofi insegnano che la storia ha un andamento ciclico, ed è destinata a ripetersi: così, questi VOR 70, ultratecnologici e tirati, si ritrovano a regatare secondo i vecchi canoni del “vince chi arriva”, e non del “vince chi arriva primo”.

 

Sembra di assistere a una moderna Golden Globe, dove non c’è un Bernard Moitessier ad abbandonare la regata e a fare rotta verso la Polinesia per “salvare la propria anima”, ma un Chris Nicholson che si stacca dalla flotta e fa rotta verso il Cile, per salvare la propria barca, Camper.

 

Insomma, incidenti a gogò: gli ultimi sono stati i ragazzi di Groupama guidati da Franck Cammas, che hanno disalberato cedendo il comando della tappa agli americani di Puma. Si diceva che i francesi, in oceano, sanno navigare meglio degli altri, che ce l’hanno nel dna: sarà sicuramente vero, anche se, come tutti gli altri, sono incappati in un incidente di percorso.

 

Il problema è un altro: barche troppo tirate? Oggi il CEO della Volvo Ocean Race, Knut Frostad, ha rilasciato un comunicato stampa: “Abbiamo già lavorato molto, discusso con i team, i progettisti e tutti coloro che sono coinvolti nell’evento riguardo le barche e le regole che utilizzeremo in futuro, e pensiamo di poter annunciare una decisione prima della fine di questa edizione della regata. Per il momento, la nostra attenzione è focalizzata sulla sicurezza dei velisti”.

 

C’è ancora qualcosa da migliorare, quindi: lo ammette la più alta carica della VOR. Forse c’è troppa bolina, aggiungiamo noi. In effetti le scorse edizioni del Giro del Mondo erano studiate in modo che gli equipaggi affrontassero gran parte della navigazione al lasco, nella VOR 2011/12 i team sono costretti a macinare miglia e miglia di bolina, forse andrebbero rivisti i rapporti di forza.

 

Rispetto al passato comunque, sotto questo profilo sono stati compiuti passi da gigante. Un esempio su tutti: per ostacolare la tendenza dei progettisti a risparmiare sul dimensionamento delle strutture dello scafo (con l’intento di concentrare il maggior peso possibile dell’imbarcazione sul bulbo, come è accaduto per le passate edizioni di Coppa America), nel dislocamento minimo di un Volvo Open 70, compreso tra 14 e 14,5 tonnellate, la chiglia (basculabile) può pesare al massimo 7,4 t (di cui almeno 1900 kg nella pinna di deriva).

 

Adesso sarà il caso di intervenire anche sulle alberature: si affrontino pure le regate in oceano, ma lo si faccia con i piedi per terra.

 

Eugenio Ruocco

 

Il clamoroso video del disalberamento

 

Guarda le foto del disalberamento di Groupama

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